Amici della Musica di Cagliari


Concorso Internazionale di pianoforte Ennio Porrino
Stagione concertistica



Bernard Fort


Salvare la situazione del concerto

Da molto tempo rifletto sulle problematiche del concerto e della diffusione elettroacustica. Dopo alcuni anni dedicati alla concezione e messa in opera di una orchestra di altoparlanti pilotata da una tavola di missaggio completamente dedicata alla diffusione, adesso lavoro sull’utilizzazione di un sistema pro-tools in vista di una automatizzazione completa della diffusione in un concerto.

Relazione con il pubblico, il posto della tavola di missaggio:
mi sembra che sia meglio non mettere in evidenza (come invece si fa spesso) un interprete di cui il pubblico ignora il campo d’azione.
Curiosamente la sala vuota (per via dell’assenza della tavola di missaggio dal centro della sala) mi sembra stabilisca una relazione più chiara evitando la questione del ruolo dell’interprete

Da quando, al Groupe Musiques Vivantes, stiamo sperimentando l’automatizzazione non ci è ancora capitato uno che abbia lamentato la nostra assenza dal centro della sala. Non sono più venute delle persone a chiederci (come avevano fatto nei 20 anni precedenti) le stesse cose: cosa fate dietro questa tavola di missaggio? realizzata la musica in diretta sotto i nostri occhi? la tavola di missaggio genera dei suoni? quale potere avete sullo sviluppo del concerto?
Dopo 50 anni di musica elettroacustica noi officiamo tra specialisti, riflettiamo insieme, agiamo tra di noi. La questione di come ascolta il pubblico non si pone mai. Si pone il problema del "fare" dei compositori, qualche volta quello dell’ "ascoltare" dei colleghi!
Che mi risulti non esiste una ricerca seria basata sul pubblico dei non addetti ai lavori; una ricerca che studi la perca ezione, le reazioni, la lettura che questo pubblico dà del "concerto".
Nel mettere la tavola di missaggio al centro della sala ci prendiamo i posti migliori e ci autoriduciamo le possibilità di interpretazione, la libertà di lettura che abbiamo imponendo-ci l’immagine (spesso in disaccordo con l’estetica della composizione che interpretiamo) di un officiante misterioso messo al centro di un arsenale di altoparlanti.
Al cinema noi guardiamo le immagini e non il proiettore o il proiezionista.

Qualità dell’esecuzione:
al posto della parola intepretazione, preferisco la parola esecuzione che mi sembra rifletta più esattamente il lavoro che noi facciamo: restituire un repertorio non solo già scritto ma anche concretizzato. La restituzione in tempo differito permette un vero virtuosismo: ci consente di oltrepassare le contingenze fisiche cosa che in fondo da sempre lo studio ci propone e mi sembra fondamentale andare fino in fondo seguendo questa logica.
Possiamo registrare con una tavola di missaggio del tipo "motor mix" tutti i gesti, scegliere la migliore esecuzione e eventualmente aggiustarla modificando i valori registrati con il mouse. È anche possibile scrivere tutti i gesti della diffusione con il mouse, cosa che richiede un enorme lavoro di ascolto!
Alcuni esempi di comportamenti diversi all’injterno del programma di un concerto che ho fatto molte volte:
François Bayle "Camera oscura": ho registrato una diffusione fatta a mano. Conosco abbastanza bene questa composizione per poterla fare, ma soprattutto questa composizione si presta a questo tipo di relazione perché contiene dei gesti di "studio" ca he costituiscono una parte importante dello stile di Bayle.

È comunque sempre una sorpresa vedere su uno schermo la registrazione grafica dei volumi di una diffusione fatta a mano ed è l’occasione per verificare sino a quale punto in una esecuzione tradizionale i nostri gesti sono approssimativi nel tempo e nelle dinamiche.
Bernard Parmegiani "des mot et des sons": qui faccio la diffusione lavorando in studio con il mouse e modificando esattamente i volumi dei vari canali. È una composizione che anche a detta dell’autore è praticamente ineseguibile (in maniera tradizionale) perché la scrittura è a volte troppo rapida e troppo densa. Vi è una mancanza di leggibilità che non c’è invece in studio, un suono troppo carico. La diffusione automatizzata mi permette di avere in concerto una grande leggibilità, dei piccoli ritardi aiutano a leggere lo spazio, dei filtraggi diversi nel tempo e nello spazio, dei momenti di concentrazione e degli scoppi, che sarebbero impossibili con la diffusione tradizionale dove in tempo reale in concerto si muovono a mano i cursori della tavola di missaggio, dei cambiamenti di paesaggio improvvisi e una gestione ben bilanciata e responsabile dei crescendo e delle accumulazioni tipiche dello stile di questo compositore.
Kenneth Karlsson "interiors/interplays": qui lavoro principalmente con dei cambi di programma che mi permettono dei cambiamenti istantanei di profondità, secondo lo stile del compositore. In un certo momento 16 potenziometri cambiano posizione a volte a velocità differenti.
Nel concerto c’è anche una mia composizione, Image fulgurante: qui il lavoro di diffusione è ancora divera so perché mi autorizzo a diffondere non il missaggio definitivo ma le sessioni di composizione. Lavoro cioè su una situazione che è diversa dallo stereo e dal multipista. Tengo gli equilibri del missaggio per quanto riguarda le dinamiche ma rifaccio la spazializzazione, questa soluzione ha necessità ovviamente di un lavoro più lungo.
Tutto ciò mi mette in un rapporto di analisi con le composizioni, mi porta a studiare il comportamento dei compositori nel loro "studio", mi obbliga a trovarmi in risonanza e in coerenza a un livello molto più alto di quello che avevo precedentemente (con le diffusioni in tempo reale).

Altri approcci al sistema
Si può immaginare una diffusione che è fatta in tempo reale ma seguendo una traccia preregistrata che contiene dei filtraggi, dei micro ritardi (che consentono di correggere le caratteristiche spaziali della sala del concerto) qualche trattamento con dei processori, dei cambi precisi come quelli che si fanno in teatro alla tavola di missaggio delle luci.
Resta infine da sperimentare un ultimo caso che consiste nel diffondere in tempo reale una diffusione automatizzata preparata in studio (quindi registrata). È possibile mettere in memoria i cambiamenti di volume di tutti i canali e tenere in mano al momento del concerto solo i cursori dei cosiddetti master (i cursori relativi al volume generale) relativi a dei gruppi o a dei piani stereofonici. Questo permette di combinare la predeterminazione del tempo differito e il feeling del tempo reale.
Un piccolo e semplice mixer motorizzato poggiato sulle ginocchia permette all’interprete di restare in sala attivo ma gli consente di restare a discreto.

Io sono convinto che man mano che utilizzeremo il disco dei calcolatori come supporto per i concerti arriveremo a fare ricorso a questa o a quella possibilità fino a mettere in opera tutto il potenziale.
Non resta che la questione del tempo reale che ho già deciso: ho scelto l’acusmatica perché è una arte su supporto (e in tempo differito) Oggi dispongo ormai di un registratore che mi permette di registrare i movimenti della mano sui potenziometri e di scrivere questi movimenti con un mouse come farei con una penna su un foglio di carta.
Penso che questi sviluppi seguono la logica iniziata nel 1948: lavorano allo sviluppo di un’arte su supporto.
Quando presento questi problemi ai miei studenti, che spesso non hanno mai fatto una diffusione, quanto dico sembra molto evidente! Loro non sono legati ad una abitudine precedente e si rapportano solo con l’ascolto e la spazializzazione che considerano la logica continuazione del lavoro fatto precedentemente in studio.

Le attrezzature che uso:
due tavole automatizzate motor-mix
un sistema pro-tools 5 che gestisce 16 canali

Se è necessario alcuni plug-in, ultimamente lavoro sulla gestione precisa dei ritardi, un piccolo calcolo ci consente di sapere di quanti metri possiamo spostare un altoparlante rispetto ad un altro semplicemente ritardando il suono su di un canale. Questo aspetto è importante e fa riferimento alla logica dell’acusmonium pensato per piani (ravvicinato medio lontano etc...) è basata su questo campo di problemi. I fuori fase e i ritardi sono in quel contesto la conseguenza di distanze reali. per via informatica adesso abbiamo a disposizione dei modi per moltia plicare queste possibilità.

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