Amici della Musica di Cagliari


Concorso Internazionale di pianoforte Ennio Porrino
Stagione concertistica



Francesco Giomi


L’approccio acusmatico

La musica acusmatica ha la capacità di creare spazi sonori immaginari, luoghi virtuali con cui solleticare le capacità “interpretative” dell’ascoltatore. È oramai noto come il termine “acusmatico” sia attribuibile, almeno come genesi, a Pitagora che, per forzare l’attenzione dei discepoli esclusivamente sul contenuto verbale della sua lezione, parlava nascosto dietro una tenda. Lo scrittore Jérôme Peignot riprese molto tempo dopo l’aggettivo in riferimento a Pierre Schaeffer (padre della musica concreta), durante un’audizione del 1955. Da allora quindi musica acusmatica identifica un linguaggio espressivo in cui le fonti e le cause di produzione del suono sono invisibili; è stato in seguito il compositore francese François Bayle a precisare meglio il contesto estetico dell’espressione linguistica designando come acusmatico un universo sonoro di immagini che sono «girate e sviluppate in studio e poi proiettate in sala proprio come un film». Al di là della metafora, possiamo effettivamente parlare di una musica che, se da una lato viene prodotta e fissata nello studio di musica elettronica, è capace, dall’altro, di generare un flusso immaginativo nell’ascoltatore, un “luogo” di stimoli, riferimenti e associazioni multisensoriali che il compositore e teorico inglese Simon Emmerson definisce come «un qualcosa a metà tra l’esperienza sinestetica vera e propria e un più vasto insieme di stimoli di natura uditiva, visiva ed emotiva». Non è negli intenti di questo testo indagare le motivazioni di queste capacità associative degli oggetti sonori, ma un aspetto che non mi pare secondario è costituito dal legame che il materiale sonoro, ed ogni forma di funzione simbolica a lui associata, ha con tutti gli altri aspetti dell’esperienza compositiva, spazio compreso. Sostanzialmente quindi, il termine "acusmatico" può trovare un suo riferimento tanto nell’ambito della prassi compositiva elettroacustica quanto in una particolare condizione di ricezione dell’opera musicale. Scrive ancora Bayle: «L’acusmatica è una tecnica approfondita dell’ascolto [...] la musica degli spazi e dei tempi mescolati, del mondo alla rovescia e delle cause immaginarie che la mente percepisce e inventa». Le proprietà di questi fenomeni, riferiti allo spazio, sono state recentemente oggetto di studio da parte del compositore e teorico Denis Smalley che, nel corso di vari saggi sulla musica elettroacustica, le ha etichettate con il termine di “spaziomorfologia”, il che testimonia la crescita qualitativa e quantitativa di questa forma espressiva. Rispetto alle prime esperienze di Schaeffer di più di cinquant’anni fa il linguaggio ha subito trasformazioni importanti e le tecniche sia compositive che per la diffusione si sono enormemente evolute. Esistono oggi, per esempio, alcuni sistemi specificamente progettati per la diffusione e l’interpretazione della musica acusmatica in situazioni dal vivo: si tratta di tecniche multicanale che cercano di proporre un superamento delle tradizionali modalità di ascolto (stereofonico/quadrifonico/ottofonico ecc) da altoparlanti.

Se i sistemi tecnologici commerciali (DVD, Home Theatre, ecc.) inquadrano questa prospettiva nell’ambito di un ascolto individuale, domestico e interattivo, quelli a cui si allude qui riallacciano invece il legame tra pubblico e spazio concertistico, uno spazio che, negli intenti dei progettisti, può continuamente riconfigurarsi sia sul piano compositivo che su quello interpretativo. Uno di questi è stato sviluppato dal GRM di Parigi (il gruppo di ricerche musicali fondato da Schaeffer) ed è stato chiamato Acousmonium; questo particolare sistema è stato concepito come una vera e propria “orchestra di altoparlanti”, disposti su tutto il palcoscenico secondo una griglia prevalentemente frontale: l’analogia tra “famiglie” di altoparlanti e “sezioni” strumentali di un’orchestra avviene attraverso una caratterizzazione sonora coloristica di zone diverse dello spazio fisico, ottenuta sia per mezzo di diffusori dello stesso tipo e modello sia attraverso categorie completamente differenti di altoparlanti. Il sistema BEAST sviluppato invece nell’ambito del dipartimento di musica dell’Università di Birmingham in Inghilterra, è una tecnica multicanale in cui i diffusori sono organizzati in gruppi simmetrici, ognuno dei quali viene dedicato a tipi di diffusione sonora che richiamano funzioni rappresentative di differenti modalità percettive (diffusione ravvicinata, diffusione lontana, diffusione in movimento sull’asse sinistra-destra, e così via). In questi due sistemi, come in altri, lo spazio virtuale della diffusione permette una sorta di radicale reindirizzamento, un’ampliamento multidirezionale dello spazio stereofonico della composizione registrata che, aggiungendosi alle proprietà intrinseche di significazione degli eventi sonori contribuisce fortemente alla creazione di un immaginario acustico-visivo totalmente individuale: anche grazie a questi processi la musica acusmatica è spesso in grado di far “viaggiare” l’ascoltatore in luoghi inconsueti e totalmente immaginari.

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