13 maggio 2018 – Tempus Fugit II – Marco Dibeltulu

Festival di musica contemporanea 2018
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Cagliari Ex Manifattura Tabacchi – Viale Regina Margherita 33 – ore 20:30
Improvvisazione  poetica a cura di Paolo Zedda

Marco Dibeltulu (elaborazione elettronica in tempo reale)

Manfredi Clemente       Isole 8’40″

(2018 commissione degli Amici della musica di Cagliari prima esecuzione assoluta – Progetto Erasmus Il paesaggio sonoro in cui viviamo)

Lucio Garau                    Appunti 9’      (1998 commissione Associazione Ricercare)
Marco Dibeltulu             Lo strappo nel cielo di carta 14′ 30″

(2018  commissione degli Amici della musica di Cagliari prima esecuzione assoluta)

Theodoros Lotis             La mer Profonde 10’ (1996)
Lang Elliott                      Voices of the night  13’11″
Coyote Song
Beaver Pond
Ontario Wavescape
Wind in the Pines
Virginia Thunderstorm

 

Note dei compositori

Manfredi Clemente       Isole
Il brano nasce dall’unione di suoni creati totalmente ex-novo tramite un sistema di sintesi modulare e una serie di registrazioni naturalistiche effettuate durante la mia residenza in Sardegna, nell’ambito del progetto europeo ‘Le paysage sonore dans le quel nous vivons’. Dunque due mondi apparentemente opposti si uniscono a tentare l’evocazione della scoperta o esplorazione di un’isola mediterranea: quale sia quest’isola, pur essendo quasi tutte le registrazioni provenienti dalla Sardegna, non è definito in maniera univoca. L’obiettivo del brano è piuttosto restituire un’idea generica ma non idillica di un paesaggio e dell’azione in questo paesaggio. Ci si trova dunque di fronte a momenti musicali differenti: l’azione iniziale, la calma della seconda sezione, la tensione del momento centrale, la stasi dell’ultima parte, il crescendo finale. Decisivo, sia nella prima sezione che nel finale, è il mare e più specificatamente il forte suono della risacca su di una spiaggia di ciottoli, unica registrazione naturalistica effettuata in Sicilia. Questa è anche l’unica registrazione trattata tramite i filtri del sistema modulare. Quest’ultimo credo mi abbia garantito la possibilità di un rapporto più diretto, non mediato, con la sintesi sonora, grazie alla possibilità di una vera interazione fisica con i parametri a mia disposizione.

Lucio Garau                    Appunti
All’inizio degli anni’90 ero molto interessato alle problematiche dell’astrazione e al modo in cui questa si presenta in alcuni tessuti realizzati su diversi tipi di telai a mano in diverse parti del mondo (Anatolia, Iran,  Africa subsahariana, Bolivia, Ecuador, Colombia e Sardegna). Mentre compravo a scopo di studio tessuti in Sudamerica, dove in quegli anni andai ben 4 volte per delle lunghe Tournée suonando insieme al mio amico Fernando Grillo,  immaginai una composizione per orchestra e video con anche un titolo Tejidos. Nel 1993 proposi al Teatro Lirico di Cagliari di realizzarla, l’idea inizialmente fu accolta con entusiasmo e fu programmata ma poi alla fine, non si realizzò.  Nel 1998 decisi di farne una versione acusmatica per un cd Rom che fu prodotto dalla Associazione Ricercare e registrai a questo scopo anche i suoni di alcuni telai in Sardegna. Nella versione che ascoltiamo questa sera sono presenti le prime quattro sezioni di quella versione. Nella prima ascoltiamo insieme a insetti di varie parti del mondo la voce di una vecchia tessitrice di Nule che parla del suo amato telaio, Nella seconda dei suoni del canto a tenores e campidanese sono modulati da una chitarra sarda e dal suono di alcune percussioni, nella terza una “trunfa” viene modulata elettronicamente e nella sezione finale infine ascoltiamo i suoni dei telai di Nule e di Samugheo insieme alle voci delle tessitrici modulate dal suono di alcune registrazioni di una partita di “morra sarda”. 

Marco Dibeltulu           Lo strappo nel cielo di carta
A Melina
Il brano trae spunto dal romanzo di Pirandello “Il fu Mattia Pascal” e in particolare dal capitolo dodicesimo in cui l’autore descrive lo “strappo nel cielo di carta” come la condizione che improvvisamente sorprende la marionetta di un teatrino.
La metafora riferita all’uomo fa riflettere sul significato di “dimensione”. L’uomo comune vive protetto da una realtà proporzionata alla sua statura, ma cosa accadrebbe se improvvisamente questi si trovasse proiettato in una dimensione più ampia e sconfinata? Questo cambiamento modificherebbe l’uomo e la sua visione del mondo?
Il paesaggio sonoro rappresentato nel brano, attraverso oggetti sonori concreti e sintetici, è da intendersi in questo caso, quello di un luogo interiore che improvvisamente cambia svelando nuovi spazi e stati d’animo. L’intento è quello di comprendere queste nuove realtà attraverso un lungo viaggio che esplora i meandri dell’inconscio fino al momento del cambiamento, dello “strappo” appunto, che lentamente trasforma chi lo vive.

Theodoros Lotis             La mer Profonde
A Martha
La Mer è composta da due movimenti indipendenti: La mer bleue e La mer profonde. Stasera ascolteremo il 2° movimento.
Il ronzio delle api trattato elettronicamente crea le onde del mare. Un quartetto d’archi, anch’esso trattato, ricorda la luce sulla superficie e la fluidità del liquido. La Mer esprime la gioia e la purezza dell’acqua e propone un ascolto su due livelli. Il primo è una percezione immaginaria del mare. Sereno o burrascoso: il sole brilla sull’acqua, le frequenze dei colori si confondono durante la discesa, l’oscurità del profondo … Il secondo è una percezione simbolica: il fondo del mare è il cimitero per i naufragi e l’immagine della fecondità, il passaggio ad Ade e la strada verso nuove scoperte.
La mer è stata realizzata nel 1996 nello studio Métamorphoses d’Orphée di Ohain (Belgio) e ha debuttato nel giugno del 1997 a Mons (Belgio). È stato premiato con una menzione d’onore al 1 ° Concorso di composizione acusmatica biennale Métamorphoses (Bruxelles, Belgio, 2000) ed è stato finalista al 27 ° Bourges International Electroacoustic Music e Sonic Art Competition (Francia, 2000)

La Mer is made up of two independent movements: La mer bleue, and La mer profonde. Tonight we will listen to the 2nd movement.
The hum of the bees treated electronically creates the waves of the sea. A string quartet, also treated, reminds the light on the surface and the liquid fluency. La Mer expresses the joy and the purity of the water and proposes a listening in two levels. The first one is an imaginary perception of the sea. Serene or stormy: the sun sparkles on the water, the colours-frequencies become blurred during the descent, the darkness of the profound… The second is a symbolic perception: the deep of the sea is the cemetery for the shipwrecks and the image of the fecundity, the passage to Hades and the road to new discoveries.
La mer was realized in 1996 at the Métamorphoses d’Orphée studio in Ohain (Belgium) and premiered in June 1997 in Mons (Belgium). It was awarded an Honorable mention at the 1st Biennal Acousmatic Composition Competition Métamorphoses (Brussels, Belgium, 2000) and was finalist at 27th Bourges International Electroacoustic Music and Sonic Art Competition (France, 2000).

Lang Elliott                      Voices of the night
Ho creato questa sequenza di cinque registrazioni di natura binaurale come un esperimento, per vedere come sono spazializzate usando l’elaborazione della diffusione del suono. Non ho esperienza con presentazioni acustiche, quindi questo dovrebbe essere interessante.
Di seguito sono riportate le descrizioni delle cinque registrazioni.
Coyote song. È l’inizio di maggio. Siamo nel Great Smoky Mountains National Park nel Tennessee. Poco prima dell’alba, diversi coyote suonano vicino a un ruscello di montagna che gorgoglia dolcemente, i loro incantevoli ululati echeggiano su un vasto prato circondato dalla foresta.
Beaver Pond. È l’inizio di settembre tra le dolci colline dello stato di New York. Passiamo la notte nella foresta, accampati vicino a un piccolo stagno di castori. Versi di grilli, rane che fanno capolino, civette e castori fanno occasionali schizzi sonori. Una miscela così ricca e variegata di suoni selvaggi!
Ontario Wavescape. Esplorando la riva del lago Ontario, ci troviamo in cima a una scogliera e ci godiamo il suono ritmato del lambire delle onde. In fondo alla scogliera c’è una piccola cavità simile a una caverna. Le onde che si riversano nella cavità producono una frequenza molto bassa! Che colpo! che sentiamo profondamente dentro i nostri corpi.
Wind in the pines. Al crepuscolo, il vento soffia tra le pinete della Florida. I grilli trillano e cinguettano. Il vento sale e scende, cambiando direzione come se fosse incerto sulla sua destinazione. Una solitaria Chuck-will’s-vedova suona ripetutamente da trespoli lontani, le sue canzoni risonanti aggiungono profondità e ampiezza al paesaggio sonoro.
Virginia Thunderstorm. È primavera negli Appalachi della Virginia. Al crepuscolo, un temporale soffia sulla nostra strada. Presto sta piovendo. Guardiamo i fulmini, molti dei quali hanno le braccia orizzontali che arrivano attraverso il cielo. Il tuono sembra percorrere chilometri dalle sue origini, scomparendo gradualmente in lontananza con sorprendenti variazioni di intensità lungo i suoi percorsi. È come se enormi massi si muovessero fragorosamente verso l’orizzonte, i loro boati echeggiavano sulle colline circostanti.

I have created this sequence of five binaural nature recordings as an experiment, to see how well they are spatialized using sound diffusion processing. I have no experience with acousmatic presentations, so this should be interesting.
Below are descriptions of the five recordings.
Coyote Song: It is early May. We are in the Great Smoky Mountains National Park in Tennessee. Just before dawn, several coyotes sound off near a gently gurgling mountain brook, their lovely howls echoing across a broad meadow surrounded by forest.
Beaver Pond: It is early September in the rolling hills of upstate New York. We spend the night in the forest, camping next to a small beaver pond. Crickets trill, frogs peep, owls hoot, and beaver make occasional splashing sounds. Such a rich and varied mixture of wilderness sounds!
Ontario Wavescape: Exploring the shore of Lake Ontario, we stand atop a cliff and enjoy the rhythmic sound of the waves washing-in. At the bottom of the cliff is a small, cave-like hollow. Waves washing into the hollow make a very low frequency whomp! or thump! that we feel deep inside our bodies.
Wind in the Pines: At dusk, wind blows through the Florida pine woods. Crickets trill and chirp. The wind rises and falls, changing directions as if uncertain of its destination. A lone Chuck-will’s-widow sounds off repeatedly from distant ground perches, its resonant songs adding depth and breadth to the soundscape.
Virginia Thunderstorm: It is spring in the Appalachian Mountains of Virginia. At dusk, a thunderstorm blows our way. Soon it is raining. We watch the lightning bolts, many of which have horizontal arms that reach across the sky. The thunder seems to travel miles from its origins, gradually disappearing into the distance with striking variations of intensity along its paths. It as if giant boulders are rolling thunderously toward the horizon, their rumbles echoing off the surrounding hills.

In coproduzione con Conservatorio_CA@1x_opac