id lab Launeddas – presentazione Spanu italiano

SarDegna di attenzioni sonore \ IdentityLAB

Launeddas

Tavole di presentazione a cura di Gian Nicola Spanu*

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Sono uno strumento tipico ed esclusivo della musica di tradizione orale della Sardegna.
Nel corso dei secoli ha sviluppato un repertorio, prevalentemente professionistico e orientato al virtuosismo, perfettamente adeguato alle caratteristiche costruttive dello strumento, non compatibile con altri organici strumentali. È un aerofono ad ancia semplice (clarinetti) in serie, costituito da tre tubi di canna comune (arundo donax) due canne presentano fori per le dita mentre la più lunga, produce un’unica nota e funge da bordone.
Si suonano con la tecnica del fiato continuo: il suonatore immette aria dentro lo strumento senza far sentire alcuna interruzione tra la inspirazione e l’inspirazione

Produce un suono continuo sul quale sono perfettamente accordate le altre due canne quando tutti i fori sono chiusi, in questo modo, pur utilizzando la tecnica del fiato continuo si possono realizzare effetti di staccato o anche pause. La nota del tumbu è infatti un suono di fondo nel quale si “mimetizza” e scompare quello delle altre canne quando i loro fori sono tutti chiusi.

 

La mancosa ha 4 fori rettangolari per le dita e uno in basso, più lungo, detto arrefinu che, parzialmente chiuso con un po’ di cera serve per accordare la canna al suono del tumbu quando tutti i fori sono coperti dalle dita della mano sinistra.

La canna sciolta si chiama mancosedda. Anche la mancosedda ha 5 fori per le dita più l’arrefinu per accordare la canna alla nota fissa del tumbu

 

All’estremità superiore di ciascuna canna si trova il cabitzinu nel quale è intagliata l’ancia.
Il cabitzinu è formato da cannello chiuso all’estremità superiore
Sulla superficie anteriore è intagliata l’ancia. Un cabitzinu proporzionato a ciascuna canna viene inserito sul tumbu, sulla mancosa e sulla mancosedda e ben sigillato con della cera d’api. Si può mettere anche una pallina di cera sull’ancia (se serva) per abbassare di poco l’intonazione della canna

Ricapitolando: Mancosedda e mancosa, avendo 4 fori, possono produrre 5 note ciascuna ma quella più grave (corrispondente al suono dell’arrefinu) non può essere utilizzata per far musica perché si confonde con il suono del tumbu. Quindi oltre al bordone del tumbu ogni strumento dispone di 4 note per ciascuna mano per far musica.

Per dare varietà al repertorio, la tradizione sarda ha percorso due strade:
1) I cuntzertus
2) La microvariazione continua di un nucleo tematico (sonai a iscala)

Abbinamenti standard di canne in cui le relazioni interne tra i suoni differiscono l’uno dall’altro

 

 

 

Le canne di ciascun cuntzertu producono combinazioni intervallari differenti rispetto a tutti gli altri cuntzertus.

Quindi ciascun cuntzertu ha un suo repertorio di musiche che non può essere eseguito su altri cunzertus.

Per esempio, nel cuntzertu detto mediana in do la mancosedda produce i suoni si-do-re-mi.

In quello detto mediana a pipia in do la mancosedda produce i suoni do-re-mi-fa (perde il si, guadagna il fa).

Evidentemente, basta la differenza di una sola nota per far sì che le musiche per mediana non possano essere eseguite su una mediana a pipia.

E così vale per tutti gli altri contzertus le differenze possono essere anche maggiori

La molteplicità di repertori, diversi per ciascun cunzertu, produce varietà

 

 

Microvariazione delle nodas

Nella musica per launeddas si sono sviluppati repertori basati sulla variazione continua di un nucleo tematico
basato su tre elementi di frase in relazione tra loro

I modelli più diffusi di nuclei tematici elementari sono del tipo:

A A A1
A A B
A B C

Questi nuclei tematici detti nodas, vengono variati continuamente dall’inizio alla fine del brano in una successione improvvisata e secondo un principio di “associazione di idee”, facendo sì che la differenza tra una noda e l’altra sia minima e quasi impercettibile; procedendo dunque dalla minima alla massima complessità e virtuosismo

È il principio del sonai a iscala, ossia ‘suonare a scala’ per produrre un climax di complessità particolarmente apprezzato dagli intenditori di musica

Anche in questo caso è evidente che la relativa “povertà” di risorse ha spinto i sardi a concepire repertori che
secondo una logica tipicamente minimalista, prevedendo una iterazione microvariata e continua di motivi tematici elementari da un punto di vista ritmico e melodico.

*\Gian Nicola Spanu